Contratto transitorio e contratto residenziale: analogie e differenze

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Il contratto di locazione transitoria e quello di locazione residenziale hanno poche ma sostanziali differenze. In questo articolo, vengono analizzate le caratteristiche che distinguono l’affitto temporaneo da quello classico e i vantaggi che possono spingere i proprietari di una casa a optare per la prima soluzione.

Il contratto di locazione transitorio è una soluzione che viene spesso proposta per chi è alla ricerca di appartamenti in affitto a Roma. Questa modalità contrattuale presenta molte somiglianze con un contratto standard residenziale. Le differenze tra le due formule, però, anche se poche sono fondamentali. Conoscerle è utile sia ai proprietari che vogliono mettere sul mercato delle locazioni l loro immobile, si ai futuri inquilini.

Contratto transitorio: le differenze inderogabili rispetto al contratto standard

Dal punto di vista contrattuale, le caratteristiche che distinguono la locazione transitoria da quella classica sono le seguenti:

  • la durata massima è di 18 mesi;
  • l’inquilino (il conduttore) non può mettere la residenza nell’appartamento che prende in affitto, e deve espressamente indicare dove attualmente risiede e risiederà nel corso della locazione;
  • l’inquilino deve indicare il motivo della transitorietà del contrato (ad es. lavoro, studio, o per ristrutturazione della propria abitazione);
  • per gli appartamenti a Roma (comune ad alta densità abitativa) è sempre obbligatorio ricorrere ad un canone concordato, mentre per i contratti lunghi il proprietario è libero di scegliere se aderire o no alle tariffe calmierate.

Quali sono le differenze abituali tra i due tipi di contratto?

Oltre a quelle imposte dalla legge, però, vi sono anche delle differenze di tipo pratico, che sono così riassumibili:

  • gli appartamenti a Roma per affitti transitori sono ammobiliati e accessoriati;
  • in alcuni casi, specie per gli affitti più brevi (ad es. 3 mesi) e a discrezione del locatore, il deposito cauzionale può essere gestito mediante un assegno bancario che non viene incassato;
  • nel caso di locazione e per un periodo inferiore ai 3 mesi, si può prevedere il pagamento del canone complessivo e non è prevista la possibilità di disdetta anticipata;
  • di solito, sempre per i periodi più brevi, le spese per condominio, riscaldamento e utenze sono previste in modo forfettarioe corrisposte congiuntamente al canone, per poi essere conguagliate a fine locazione.

Affitto transitorio: quando a un proprietario conviene sceglierlo?

In conclusione, la scelta per un proprietario tra un affitto transitorio e di lunga durata deve essere valutata di caso in caso sulla base di un insieme di considerazioni che tengano conto sia delle caratteristiche dell’appartamento che delle esigenze del proprietario.

Ecco alcune situazioni in cui l’affitto transitorio è più opportuno:

  • se l’appartamento è piccolo, specie se è un monolocale;
  • se l’appartamento è ammobiliato;
  • se l’appartamento è in una zona ben collegata o vicino a zone di uffici o di grandi strutture ospedaliere;
  • se il proprietario prevede di averne bisogno nel breve-medio periodo o si vuole riservare alcuni periodi nel corso dell’anno in cui utilizzarlo per sé.

Insomma, per capire se è la scelta opportuna consigliamo di contattare un professionista che aiuti a valutare in modo approfondito e bilanciato in base alle caratteristiche dell’appartamento e alle esigenze del proprietario.

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